giovedì 4 maggio 2017

Profughi all'Arcella, rivolta dei residenti

Nello stesso condominio 15 richiedenti asilo in tre appartamenti: mobilitazione per fermare il progetto




di Felice Paduano



PADOVA. «Non si tratta di razzismo, è che l’integrazione in questa parte della città presenta già notevoli problemi».

I residenti di un’intera strada della prima Arcella sono in rivolta da quando hanno saputo che in uno stesso condominio, al secondo, terzo e quarto piano di una palazzina anni Settanta, stanno per essere ospitati 15 richiedenti asilo.

Tutti maschi e giovani, provenienti dai paesi dell’Africa sub-sahariana che abiteranno in tre appartamenti distinti, che si trovano uno sopra l’altro.

La palazzina in questione, frutto di un lascito di una famiglia ricca, è da decenni di proprietà del Seminario Vescovile, mentre la cooperativa sociale che andrà a gestire l’accoglienza dei migranti è la Gea, una delle più note in città, fondata nel 2004 e con sede centrale in via de’ Menabuoi.

Il passa-parola, nei giorni passati, è stato continuo e con esso sono cresciute la preoccupazione e la mobilitazione. Diverse le assemblee condominiali, ieri pomeriggio se n’è tenuta un’altra nella vicina parrocchia di Sant’Antonino alla quale hanno partecipato, oltre ai residenti in rivolta, anche alcuni rappresentanti della cooperativa Gea.

La coordinatrice degli inquilini che stanno facendo di tutto per non far arrivare i 15 profughi nella palazzina è Giuliana Salata, una pensionata tutta pepe, che da 40 anni paga l’affitto alla Diocesi per l’appartamento che occupa al primo piano del condominio in questione.

«Non sono stata mai razzista» sottolinea la signora Salata. «Da sempre mi sono schierata contro quelli che non amano la solidarietà verso gli altri e la fratellanza cristiana. Ma quello che sta succedendo nei tre piani superiori al mio, dove gli addetti della Gea hanno già portato i materassi ed altre suppellettili per ospitare, nei tre appartamenti in questione, i 15 migranti, non sta né in cielo e né in terra.

Come si fa a mettere tutti questi profughi nella stessa palazzina? In questa già tormentata fetta di città, a pochi metri dall’ingresso della stazione, i problemi connessi all’immigrazione sono già tanti. Ad esempio sotto casa, specialmente in estate, ci sono, spesso sino all’alba, numerose prostitute e basta fare poche centinaia di metri per incontrare anche tanti spacciatori, sia nigeriani che tunisini».

Là dove la convivenza presenta già dei problemi, è il
ragionamento dei residenti, invece di contribuire alla soluzione degli stessi si aumenta il carico.



Il malcontento si è allargato a macchia d’olio al punto che la coop addetta alla gestione degli spazi è dovuta intervenire in prima persona per spiegare un progetto che non convince.

mattinopadova.gelocal.it

Nessun commento:

Posta un commento