venerdì 12 maggio 2017

.Arrestano 4 rom, il giudice però indaga i due Carabinieri



Una storia assurda e paradossale arriva da Grugliasco, periferia industriale ad ovest di Torino. Una storia nella quale il ruolo guardie/ladri si ribalta incredibilmente perché un giudice di fatto decide di dar maggior credito al racconto di quattro rom presi in flagranza di reato rispetto a quello fatto dai due Carabinieri che lo hanno arrestati. Ma andiamo con ordine. Il 2 marzo scorso una pattuglia effettua il proprio servizio nella zona residenziale di Grugliasco, un’area nella quale da giorni avvenivano furti in appartamento. I militari notano quattro nomadi sospetti su una vecchia Volvo e così decidono di appostarsi per osservare quali siano le loro intenzioni.



Quasi subito uno dei 4 rom scende dalla macchina e scavalca la recinzione di un complesso residenziale. Subito dopo si mette ad “armeggiare con un cacciavite” vicino al portone. A quel punto i Carabinieri decidono di intervenire e accendono l’auto e i fari. Uno dei complici del ladro che faceva da palo se ne accorge e avvisa il suo collega. I due rientrano di corsa nella loro Volvo e provano a fuggire. La loro auto fa un’inversione a U, ma i Carabinieri si mettono di traverso, scendono dalla gazzella con le armi in mano e le puntano contro i rom, intimando alla banda di fermarsi. A quel punto chi è alla guida della Volvo mette la prima con l’intento di accelerare e investirli, ma poi viste le armi puntate contro lascia perdere.



Qui la storia finisce con l’arresto e i rom che vengono portati in Caserma. A questo punto inizia un’altra storia, quella nella quale la giustizia italiana prende in mano la situazione. Infatti durante il processo gli avvocati dei rom riescono a presentare i fatti in maniera molto originale. Secondo la loro versione i quattro nomadi si trovavano nella zona residenziale dove ovviamente non vivono perché avevano “sbagliato strada”(ahahahahah). Inoltre i legali sono riusciti a convincere i giudici che dal punto in cui avevano parcheggiato la gazzella i Carabinieri non avrebbero potuto vedere ciò che accadeva vicino al portone. Poi hanno sottolineato come non ci fossero segni di scasso sul portone dimenticando di dire che erano stati interrotti prima che iniziassero i “lavori”. E infine hanno fatto credere che le versioni dei due Carabinieri fossero in contraddizione e si sono appigliati ad un errore del verbale, dove è stato scritto “messa la retromarcia cercano di investirci”, invece di “messa la prima (…)”.

Finale? Il giudice ha assolto i nomadi perché “il fatto non sussiste” e come scrive La Stampa avrebbe “disposto la trasmissione degli atti alla procura, perché proceda per falsa testimonianza nei confronti del maresciallo che aveva eseguito il fermo”. Ignorati incredibilmente questi elementi. 1) I quattro nomadi hanno dichiarato in aula che loro fanno furti solo nelle ditte e non nelle case. Questo non solo non ha minato la loro credibilità, ma non è comunque vero dato che hanno una sfilza di precedenti penali compresi furti in appartamento. 2) Le forze dell’ordine durante i sopralluoghi hanno trovato un cacciavite nel giardino della casa che stava per essere derubata 3) Nell’auto dei nomadi c’erano cappellini, passamontagna e altri arnesi da scasso 4) Come se tutto ciò non bastasse poco tempo fa ai nomadi sono stati sequestrati beni per circa 1,6 milioni di euro rinvenuti all’interno del campo dove vivono.

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